Il giorno 13 c.m. nel pomeriggio, gli agenti del nucleo antidroga della Polizia Locale, pattugliando in borghese la zona della Stazione ferroviaria, giunti davanti al bar Xin Xin di via Tommaseo si sono soffermati su un gruppo di giovani nordafricani che si intrattenevano di fronte al locale. Gli agenti hanno subito riconosciuto in quasi tutti i presenti, persone già note alle forze dell'ordine per reati di droga. Si sono dunque appostati e dopo pochi minuti hanno visto uno di essi, H.A. 19enne tunisino, che consegnava 4 involucri (si appurerà poi essere cocaina per 1,80 grammi) ad un altro connazionale, A. B. classe 1997, che dopo esserseli nascosti in bocca, è andato a sedersi sui gradini delle Cucine Economiche Popolari. Poco dopo un altro extracomunitario, Hatem Ferchichi 18 anni appena compiuti, ha ceduto una dose di eroina a un cinquantenne della provincia di Venezia in cambio di 40 euro, soldi consegnati a sua volta ad un altro venticinquenne tunisino, F. B. già conosciuto come spacciatore. Nel frattempo gli agenti in borghese hanno chiamato i colleghi della Squadra Interventi Speciali che sono intervenuti con due pattuglie circondando l'area e bloccando i malviventi. Alla fine in 5 sono stati portati nelle celle di sicurezza di via Liberi dove sono stati fotosegnalati. E’ stato disposto l'arresto per H.A. e Ferchihi Hatem, due sono stati denunciati a piede libero per concorso in spaccio di stupefacenti e uno per clandestinità. I due arrestati sono stati sottoposti al rito per direttissima di fronte al Tribunale Monocratico di Padova che per Ferchichi ha convalidato l'arresto e disposto una condanna a 1 anno e 4mila euro di multa con pena sospesa, mentre per H.A. pur essendo stato convalidato l'arresto, il processo è stato rinviato di un mese perché il difensore ha chiesto i termini per organizzare la difesa. Il veneziano acquirente della dose di eroina è stato infine segnalato alla Prefettura quale assuntore di stupefacenti. Sono in corso in queste ore le operazioni del prelievo del Dna da parte della Questura di Padova sia di H.A. che di Ferchichi che saranno schedati per i prossimi anni.
A volte anche le ombre prendono un nome e cognome. E' proprio il caso di dirlo per un cittadino marocchino di 40 anni di cui possiamo fornire solo le iniziali W. F.
Questa persona dal 2012 risulta in Italia e non ha fatto altro che delinquere. Ma se fino al 30 agosto poteva vantarsi di averla fatta franca ben 12 volte, tante sono le volte che è stato fotosegnalato, da ieri ha un nome e un cognome e un'identità certa. Aveva fornito generalità false e diverse per 12 volte, mentendo sulla propria nazionalità (mai infatti si è dichiarato marocchino) e dando però sempre la stessa data di nascita 16 novembre 1975, falsa anche questa. E' stato arrestato tre volte: la prima dalla polizia, la seconda dai carabinieri e la terza, il 30 agosto, da due agenti in borghese della Polizia Locale di Padova. I due arresti precedenti sono avvenuti in quanto l'uomo spacciava e anche questa volta si apprestava a spacciare in via Tommaseo, nei pressi delle Cucine Economiche Popolari. Con furbizia, il malvivente teneva le dosi di hashish in bocca e quando è stato bloccato dagli agenti, prima ha fatto resistenza, provocando lesioni al primo degli agenti intervenuti, poi ha ingoiato le dosi che aveva in bocca. Gli uomini del Reparto di Polizia Giudiziaria della Polizia Locale di Padova hanno dunque proceduto al fermo del soggetto, l'hanno portato al Gabinetto di fotosegnalamento di via Liberi e poi subito in ospedale, dopo l'autorizzazione del Magistrato, per accertamenti sanitari visto che aveva ingoiato presumibilmente sostanze stupefacenti. In ospedale tuttavia il quarantenne rifiutava qualsiasi trattamento sanitario e, non potendolo obbligare, è stato comunque trattenuto in osservazione su disposizione dei medici operanti e il giorno successivo, con loro nulla osta, è stato accompagnato al Palazzo di Giustizia per essere sottoposto al giudizio con rito per direttissima. Il giudice d'udienza ha convalidato l'arresto per resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale ma il processo non si è concluso in quanto l'arrestato, tramite il suo difensore, ha chiesto i termini per organizzare la propria difesa. E' stato dunque scarcerato e il Giudice ha deciso per l'applicazione nei suoi confronti della misura cautelare del divieto di dimora nella città di Padova. Rimaneva tuttavia una questione, irrisolta da quattro anni: nessuno infatti sapeva la vera identità di questo signore che, irregolare in Italia, non aveva mai con sè alcun documento d'identità. Ma le donne e gli uomini della Polizia Giudiziaria, guidati dal Commissario Monica Cotar e supervisionati dal loro Dirigente dr. Cino Augusto Cecchini, sono testardi e non si sono accontentati del risultato dell'arresto e hanno voluto andare a fondo della questione riguardante l'identità dello straniero. Poichè quotidianamente sono presenti in zona stazione, sia in divisa che in abiti civili, avevano notato il soggetto entrare e uscire per alcune attività commerciali del comparto Stazione. Comparto che è battuto, con cadenza almeno settimanale, anche da agenti e ufficiali del Reparto Attività Economiche del Comando di P. L. Hanno dunque effettuato dei sopralluoghi congiunti alla fine dei quali da un esercizio gestito da persona straniera, è risultato che occultava diversi passaporti tra cui quello di W. F. e anche il passaporto della signora dominicana uccisa a Pontelongo lo scorso 23 dicembre. I documenti sono stati tutti sequestrati, il titolare dell'esercizio è stato denunciato per favoreggiamento e finalmente almeno W.F. ha l'identità accertata e potranno successivamente essere avviate le pratiche per la sua espulsione dal territorio nazionale. In conclusione poichè l'arresto è stato convalidato dal Tribunale, come prevede la legge, W.F. è stato portato in Questura per il prelievo del DNA che dunque rimarrà schedato per i prossimi anni.